Plastico o otto volante

Plastico o otto volante?

Il contributo che Internet ha portato nel settore del modellismo ferroviario è stato e sarà sempre più importante. Fino a trenta anni fa gli unici mezzi di informazione e aggiornamento erano le riviste specializzate, i cataloghi e l’editoria specializzata, i luoghi di confronto erano le associazioni o le sporadiche manifestazioni. Oggi tutto ciò è stato sostituito in tutto o in parte da forum, social e canali video. Si può trovare di tutto e informarsi su tutto al costo di un click.

Ma non è tutto oro quello che luccica; le pubblicazioni serie e degne di nota sono una minoranza in confronto al mare di realizzazioni e tutorial di dubbia efficacia. Per il neofita districarsi in questa selva può essere complesso, le informazioni fuorvianti e l’apprendimento seriamente compromesso. Si dice che chi ben comincia è a metà dell’opera, ma se il punto di inizio è errato tutto ciò che segue risentirà di questo approccio.

Frequentando i social e i gruppi dedicati al fermodellismo, più che opere mirabili, balzano all’occhio lavori imprecisi e incongruenti, che di ferroviario hanno solo i binari e poco altro. A questo seguono commenti lusinghieri e apprezzamenti esagerati. Poco spazio c’è per la critica costruttiva e, laddove questo avvenga, l’effetto ottenuto è il contrario di quello che si potrebbe aspettare. In altre parole il parere dei più esperti non viene visto di buon occhio e, spesso, si tende a giustificare l’aspetto approssimativo di tali installazioni con la frase “Il fermodellismo prima di tutto è un gioco, l’importante è divertirsi”.

Purtroppo il fermodellismo non è “solo” un gioco, è un’attività complessa, forse la più complessa di tutto il mondo del modellismo, che richiede abilità particolari, strumenti e attrezzature di ogni tipo, che ha a che fare con ogni sorta di materiali, che spazia dalla falegnameria all’elettronica, che necessità di colpo d’occhio.

Ci si può divertire con un ovale di binari, con un tracciato che sale e scende in uno spazio limitato, magari arricchendo il tutto con montagne di cartapesta e improbabili opere d’arte, con treni che si rincorrono come Pac-Man, ma questo non è propriamente fermodellismo e non merita di essere definito tale.

15 commenti su “Plastico o otto volante?”

  1. “Ogni figlio è bello a mamma sua”, poi c’è il bello oggettivo ed il ben fatto oggettivo.. Si tende sempre a non mortificare l orgoglioso autore dell opera con un “bello” di circostanza. Poi ci sono le opere “molto belle” e le “bellissime” che non hanno possibilità di smentita… ed è a queste che ogni modellista deve tendere

  2. Forse, il fermodellismo è una cosa ed è per pochi.
    A tanti, fregiarsi dell’etichetta non interessa.
    Ma pochi ancora colgono questa semplice considerazione.

    1. Però tutti a dirsi fermodellisti…
      Forse il termine “Fermodellismo” coniato nel 1951 da Italo Briano comincia ad essere troppo generico, è il caso di coniarne uno adatto a chi si accontanta di giocare coi treni lasciando l’appellativo di Fermodellista a chi non si accontenta di un treno che “basta che gira”!

    2. Potete dire tutto quello che volete, ma quando fate partire un treno ci state giocando! Evoluto finché lo volete, ma è sempre un gioco! La differenza è che giochiamo, chi a fare il macchinista, chi a fare il DCO. Quando leggo modellismo professionale mi viene da ridere. Professionale cosa? È il vostro lavoro? Non credo proprio.

      1. Nessuno qui ha menzionato la professione, per me, per noi comunque non è un gioco, è una espressione artistica.
        N.d.R. per ben 4 anni è stato anche una professione, in regola, con assetto societario e partita IVA

      2. Tenga in considerazione che invece c’è anche chi lo fa per lavoro. Inoltre il termine stesso “fermodellismo” è composto da “fer”, con riferimento alla ferrovia e “modellismo” con riferimento al riprodurre nel modo più realistico possibile la realtà. In taluni casi si potrebbe quindi utilizzare il termine “fergioco” ma non “fermodellsimo …

  3. Il fermo modellismo è diventato roba da ricchi e nn è per tutti fare plastici realistici . Ci si accontenta,non tutti hanno tempo sufficiente a dispisizione e,quando rientri da 8 ore di lavoro in cantiere,che diventano 10 da quando sei fuori casa,spesso nn hai nemmeno più voglia oppure cerchi di andare avanti alla buona…purtroppo. ce chi lo fa per gioco chi per hobby e quasi di professione. Ce chi ha a disposizione e dispone di soldi per poter acquistare il miglior materiale sul mercato.

    1. Per fare un plastico realistico servono gli stessi soldi che per fare un ottovolante se fai tutto da te a parità di dimensioni, nel plastico di trainpassion di commerciale c’è poco o nulla, a parte i modelli, acquistati un po’ per volta.
      Esistono anche i diorami operativi se non c’è spazio, o mille altre soluzioni, andare avanti alla buona da poche soddisfazioni.

  4. Articolo interessante ma mozzo. Si dice cosa non è ma non si dice cosa è essere fermodellisti.
    Cosa si intende per vero fermodellista?
    Invito l’autore a completare l’articolo.

    1. a me sembra che questo “Purtroppo il fermodellismo non è un gioco, è un’attività complessa, forse la più complessa di tutto il mondo del modellismo, che richiede abilità particolari, strumenti e attrezzature di ogni tipo, che ha a che fare con ogni sorta di materiali, che spazia dalla falegnameria all’elettronica, che necessità di colpo d’occhio” possa già essere esaustivo.
      Comunque la nostra interpretazione della definizione coniata da Briano è la seguente: il fermodellista riporta la sua visione della realtà in scala, in parte questa sarà statica e in parte dinamica (per cui la categorizzazione del “fermodellismo” come statico scricchiola), per fare ciò necessita di competenze ampie, sia per la costruzione che per l’ambientazione, di conoscenze delle ferrovie reali, deve intendersi di elettricità, elettronica, falegnameria, lavorazione dei metalli, delle plastiche…e qui mi fermo. Una postilla, nel 2022 sarebbe auspicabile una concreta dimestichezza con sistemi operativi e software…

  5. Andateglielo a dire Renaud Yver , uno dei più grandi, simpatici e giocherelloni ferromodellisti in Europa che non è un gioco!!! Il problema di noi italiani è la supponenza: la tecnica del diorama ha incontrato il “ trenino”, punto. Per i tedeschi fare il “ ben fatto” è normale e lo condividono senza troppi fronzoli, noi appena impiantiamo un chiodo diritto ci sentiamo piccoli geni. Sui gruppi francesi ci si diverte e si vede o cose pazzesche qui mi, se ven ti va, trovi quello che sa tutto, poi gli fai vedere i lavori del grande Yver e gli viene l’attacco di bile. Divertiamoci, confrontiamoci, facciamo anche critiche e consigliamo e chiediamo aiuti ma, per favore facciamolo in serenità. C’è chi ci mette più capacità, tempo e denaro e chi, per contro, gode del suo umile ma appagante circuito. È la felicità il fine, l’edonismo ferromodellistico ,anche di altissimo livello, se non confortato da divertimento e amabile confronto, a meno che diventi una professione, con tutte le criticità del caso, non ha diritto di stare in un gruppo di appassionati di TRENINI!!!!! È un’altra cosa!!!

    1. Tutto vero, ma dietro al gioco di Yver c’è tanta esperienza e pazienza… e strada percorsa. Non è l’esempio per questo articolo il cui messaggio è che se tutti si ispirassero a Yver invece che al primo che capita non staremmo qui a scrivere. Avrà notato, ma se non lo ha fatto la invito a farlo, che in questo spazio questo è l’unico articolo critico, il resto è condivisione, spiegazione, magari scomposta o confusionaria, ma a disposizione di tutti. Ebbene qui i commenti proliferano, altrove latitano

      1. Condivido la sua gentile risposta, sono assolutamente d’accordo che per arrivare a certi livelli, come in tutte le professioni, serva apprendimento, volontà e tecnica. Senza però farne una religione. Personalmente, se ben gestiti, alcuni plastici preconfezionati Noch non mi sconvolgono negativamente.

        1. Religione mai, nemmeno decalogo di regole, ognuno fa come vuole. Neanche a me i Noch sconvolgono, anzi ho consigliato (e disegnato) un progetto per un bimbo di 8 anni seguendo quella filosofia, visto che comunque per il Noch, i rotabili e qualche accessorio sarebbero serviti più di 800€. In effetti, dato lo spazio e il budget, trattasi di un ovale con doppia stazione, ma diviso in mezzo da un fondale; due fondali, due stazioni, due paesaggi diversi. Di più non si poteva fare.
          Visto l’impegno che padre e figlio stanno mettendo in campo, nonché una elevata propensione ad ascoltare i consigli, definirei questa impresa “fermodellismo”. La saluto e grazie per la partecipazione.

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