Affollamento!

É quello che spesso si vede nelle immagini di plastici pubblicate un po’ ovunque. Non se ne abbiano coloro che si sentono chiamati in causa, e tantomeno gli autori dell’installazione nell’immagine qui sopra, la mia non vuole essere denigrazione, ma critica constatazione.

Cosa voglio intendere? Presto detto… il principale problema del modellismo ferroviario, dalla scala H0 in su è lo spazio. Alle volte, anzi spesso, a quanto mi pare di percepire, se ne ha veramente poco a disposizione. Qualcuno non si dà per vinto e sfrutta comunque quello che ha. Sì ma come?
Succede che piovano dal cielo come polpette (cit.) binari in ordine sparso, tronchini, piattaforme, rimesse tipo Milano smistamento, il tutto condito con caseggiati bordo ferrovia, giostre, supermercati, campi di calcetto, strade la cui pendenza sfida la legge di gravità, montagne con profilo da brivido che invoglierebbero qualunque climber ad accettare la sfida, pendii alpini che si tuffano in mare… vabbè, la smetto.

In tutto ciò ci si dimentica dell’elemento fondamentale, la vera protagonista, la ferrovia, non facciamola fagocitare dal paesaggio; anche in poco spazio si può realizzare qualcosa di memorabile, il Maestro Silvio Assi docet, compratevi la monografia pubblicata dalla DueGi e rifatevi gli occhi; sembra una installazione imponente, ma vi assicuro che lo spazio che occupa è molto ridotto, condensato, ma sicuramente armonico.

E poi, alla fine, basta osservare la realtà, farsi un viaggio in treno, per percepire che intorno a noi, fuori dal finestrino, il più delle volte c’è solo la natura, i campi, i boschi; per fare qualcosa di armonico è necessario uscire dal vortice dell’immaginazione, dall’irrefrenabile voglia di mettere in 3 metri quadri tutto ciò che ci affascina della ferrovia.

Il mio consiglio, guardate la realtà e prendetene una fetta, come fosse una torta, il resto lasciatelo all’immaginazione dello spettatore.

Giulio Barberini

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